
Il “bomber” del basket italiano si racconta: i ricordi con Olimpia Milano, Cantù e la Nazionale. E oggi? Una nuova vita, fuori dal parquet.
Ha segnato più di tutti nella storia del basket italiano. È stato protagonista in alcune delle piazze più gloriose, ha vestito la maglia azzurra con onore e alzato trofei in Italia e in Europa. Ma oggi Antonello Riva, leggenda del basket tricolore, vive un’altra partita: quella della vita quotidiana, fatta di nuove sfide, equilibrio e libertà.
Lo abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata tra passato e presente, con uno sguardo anche al futuro del nostro basket.
MS: Lei ha fatto la storia con l’Olimpia Milano. Che significato ha per lei l’Olimpia?
AR: Olimpia Milano ha una storia lunghissima, include anche il mio nome. Cinque anni possono sembrare pochi, ma sono stati indelebili. È stato un periodo molto importante: ricordo l’esperienza con Mike D’Antoni che da mio compagno diventò allenatore, la finale scudetto persa e la vittoria della Coppa Korać. Sono stato anche capitano dell’Olimpia, un onore che mi porto dentro.
MS: È stato anche a Pesaro, un’altra bellissima realtà nelle Marche?
AR: Due anni intensi. Ricordo in particolare una vittoria fuori casa contro Modena: al ritorno, mi aspettavo poca gente e invece mi ritrovai un palazzetto gremito già al riscaldamento. Quello è stato il biglietto da visita. Due stagioni incredibili, vissute anche con compagni di Nazionale. Esperienza breve ma intensa.
MS: A Cantù, che ora purtroppo è finita in Serie A2?
AR: Cantù è casa mia. Ci sono arrivato a 14 anni, me ne sono andato a 27 da campione e giocatore della Nazionale. Poi ci sono tornato per altri quattro anni. Ci vivo vicino, è parte della mia vita. Ho giocato più di mille partite con Cantù, con tantissime vittorie importanti. Indimenticabile la Coppa dei Campioni vinta contro Milano. Un livello altissimo, anche europeo.
MS: Ha avuto come CT Sandro Gamba. Un ricordo particolare?
AR: Sandro Gamba è stato fondamentale per me. Dieci anni insieme in Nazionale, lo considero il mio padre cestistico. All’epoca non c’erano social o TV ovunque, ma quando lui arrivava al campo era un evento. La vittoria dell’Europeo è stata il punto più alto della nostra convivenza in azzurro. Tante emozioni condivise, un legame che non si dimentica.
MS: Tornando all’attualità: l’Olimpia gioca lo scudetto e affronta la Virtus Bologna in gara 1. Che partita sarà?
AR: Una semifinale anomala. Milano e Virtus sono gli unici organici veramente profondi del campionato, ma nessuna delle due arriva nel miglior momento. Virtus ha rischiato con Venezia. È imprevedibile: entrambe possono vincere o perdere anche in casa. Potrebbe andare a gara 5. Sarà interessante vedere chi emergerà, magari anche protagonisti inattesi.
MS: Attualmente di cosa si occupa?
AR: Dopo dieci anni da general manager, ho intrapreso un percorso nel Network Marketing. Distribuiamo integratori nel mondo, è partito da mia moglie e poi è esploso. Ora sono undici anni che faccio solo questo. Il bello? Il tempo libero. Quando vedo ex colleghi stressati per il campo mi sento fortunato. Ora vivo il basket da tifoso e osservatore. Ho fatto una scelta che mi ha reso felice.